ENGLISH, FRANÇAIS, ...

1984 e "Neolingua": come la lingua modella il pensiero
di Valentino Guardascione V C
   
Nell’utopia alla rovescia di 1984 (pubblicato nel 1948), George Orwell  descrive un mondo (Oceania, rosa nella mappa a sinistra) dove il partito unico controlla azioni e parole dei cittadini giorno e notte attraverso il telescreen, un apparecchio televisivo che riceve immagini e suoni, oltre che trasmetterne.
Ma affinché il controllo sia completo, è necessario eliminare lo strumento stesso del pensiero nel suo formarsi. Uno degli elementi più inquietanti che caratterizzano il romanzo è la “Neolingua”, una lingua artificiale che, nelle mire del partito al potere, dovrà in futuro divenire l’unico strumento di comunicazione verbale ammesso. Nell'appendice al romanzo, Orwell ne illustra i principi base. La nuova lingua è un inglese sintetico e depurato di tutte le parole “inutili”, quelle che non si riferiscono ad azioni e oggetti, utile per il definitivo controllo sul pensiero delle masse, che con essa potranno esprimere solo pensieri semplici e in linea con la politica ufficiale. La lingua è  un mezzo espressivo ed è anche il filtro tramite il quale apprendiamo e ci formiamo un’immagine globale della realtà. In un circolo virtuoso, la lingua cresce col crescere dell'esperienza comunicativa e culturale, e questa può svilupparsi con l'accrescersi degli strumenti linguistici a disposizione. La Neolingua è arida e limitata nei contenuti e nella forma. Per esempio, una frase come “Questa giornata, con questo sole caldo e radioso, è meravigliosa” tradotta in Neolingua diverrebbe approssimativamente “Giornosole arciplusbuono”.
Eppure in qualcuno perdura il sentimento ancestrale che il mondo non dovrebbe essere così, che forse un tempo la parola “libertà” aveva un significato più profondo di quello che assume nella frase “stasera sono libero da impegni”. E' questo che spinge il dimesso protagonista, Winston Smith, alla ribellione al regime.
Ma come può Winston, in questo regime totalitario, concepire un pensiero "diverso", articolato, contrario al pensiero unico vigente? Winston ha trentanove anni nel 1984, è dunque nato nel 1945 e ha vissuto l'infanzia e gli anni fino alla "rivoluzione" nel "nostro" mondo. E il legame fra Winston e il mondo pre-rivoluzionario è costituito dalla lingua inglese, attraverso la quale si è formato, si esprime, ha appreso. E se le lingua inglese, riflesso della secolare cultura inglese, avesse  instillato in Winston il germe del liberalismo, della democrazia? Vale a dire, è proprio quello che gli ha permesso di formarsi un’immagine globale della realtà e ora gli dà gli strumenti per immaginare un mondo migliore.
Inserito il 14 giugno 2011
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Amleto, il dubbio e la modernità  
di Bruno Di Dio IV C

Amleto, ca. 1600-1602, di William Shakespeare, 



Il frontespizio di una delle prime edizioni di Amleto
è una mia lettura personale e mi ha colpito molto perchè esprime atteggiamenti di dubbio e incertezza tipici dei nostri giorni. Il giovane principe Amleto si sente diviso fra la vita e la morte, che esprime con le parole famose "essere o non essere", agire per modificare una situazione, o lasciare che le cose accadano.
Riassumo brevemente la trama. Il re padre di Amleto è appena morto. Sugli spalti del castello appare uno spettro: è il re che desidera parlare solo con suo figlio. Lo Spettro rivela al giovane che è stato avvelenato dal suo stesso fratello, Claudio, e dalla regina Gertrude. I due si sono sposati poco tempo dopo la sua morte. Lo Spettro chiede al figlio di vendicarlo. Il giovane principe accetta, ma poi si scopre pieno di dubbi: perchè la vendetta, inevitabilmente, coinvolgerà la sua stessa madre, perchè lo spettro potrebbe essere una creazione del Diavolo per indurlo in errore. Prima di agire, Amleto decide di scoprire la verità fingendosi pazzo: gli eventuali colpevoli, sapendolo pazzo, useranno meno cautele e verranno allo scoperto. Organizza una rappresentazione teatrale a corte, dove un gruppo di attori mette in scena la storia di un re avvelenato da un usurpatore. Claudio reagisce con ira allo spettacolo e abbandona la sala. Amleto ama ofelia, la figlia del ciambellano di corte Polonio. Ma nella sua presunta pazzia, le dice parole dure, consigliandole addirittura di farsi suora.
Ma per la vendetta è decisivo il colloquio con la madre, che agli occhi del figlio ha tradito il padre e lui stesso, e che egli saluta come "moglie del fratello di mio padre". Nella stessa scena Amleto uccide il ciambellano di corte Polonio, che se ne sta nascosto dietro una tenda per proteggere la regina da un gesto violento del figlio. Morto il padre, Ofelia si suicida.
Hamlet and his Father's Ghost, 1780-1785,
di Johann Heinrich Füssli (Henry Fuseli) (1741–1825)
Per liberarsi di Amleto, Claudio cerca l'appoggio di Laerte, figlio di Polonio e fratello di Ofelia, in cerca di vendetta. Il re offre a Laerte una spada intinta di veleno e una coppa - avvelenata - per Amleto se dovesse essere lui il vincitore. Ma le cose vanno molto diversamente da come erano state previste. Amleto e Laerte si disarmano più volte, uno prende la spada dellaltro, e tutti e due si feriscono con la punta avvelenata, la regina beve dalla coppa avvelenata, Amleto uccide Claudio.
Dopo questa conclusione in cui tutti i personaggi della tragedia, colpevoli e no,  sono puniti con la morte, il dubbio di Amleto, se  "essere o non essere", agire oppure rinunciare all'azione, assume anche un altro significato. "Non essere" può assumere anche un senso religioso, lasciare che sia dio a punire i colpevoli dopo la morte. Alla fine non è tanto Amleto a scegliere, quanto Claudio a decidere di sbarazzarsi di lui: il mondo di Amleto è un mondo di principi e re che sono essi stessi la giustizia. La conclusione della tragedia sembra dire che al di fuori della giustizia divina c'è un mondo di morte, dove anche gli innocenti diventano vittime.
Inserito il 28 maggio 2011
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